covid19 risposte a domande frequenti

  • martedì, 7 aprile 2020
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COVID 19: DOMANDE FREQUENTI

 

 

Quali sono i sintomi del coronavirus?

Possono essere presenti sintomi lievi (rinite, tosse, febbre) e altri più gravi (insufficienza respiratoria e polmonite). In alcuni casi si può essere positivi anche se asintomatici.


Come si guarisce?

Si guarisce spontaneamente, perché al momento non ci sono terapie specifiche, non c’è la possibilità di immunizzare i pazienti, quindi il paziente sviluppa immunità durante la patologia.


Come si trasmette?

La via principale con cui questo virus si trasmette è la trasmissione diretta da persona a persona, attraverso le goccioline del respiro all’interno delle quali si trova il virus. Vengono emesse da tutti ma diventano pericolose, soprattutto quando compaiono i primi sintomi, e vengono quindi lanciate nell’aria e respirate da chi è vicino o contaminano le mucose e gli occhi. Purtroppo anche chi non ha i sintomi, magari li svilupperà nei giorni successivi,  può essere contagioso, quindi bisogna stare attenti alla vicinanza tra una persona e l’altra. Ecco perché dobbiamo stare almeno ad un metro l’uno dall’altro e usare i dispositivi anti contagio corretti.  Non viene trasmesso attraverso il cibo.

 

A cosa servono e a chi servono le mascherine?

Servono soprattutto per evitare il virus circoli libero nell'aria perché si trasmette attraverso le secrezioni respiratorie e veicolando l’infezione. Abbiamo diversi tipi di mascherine: le mascherine chirurgiche impermeabili che servono per impedire di contaminare un ambiente esterno indossandola proteggiamo chi ci sta vicino, per esempio se assistiamo una persona anziana, la mascherina chirurgica può servire per diminuire le probabilità di contagio. Le mascherine con filtro FFP2 e FFP3 con o senza valvola devono essere indossate dagli operatori sanitari per proteggere se stessi, ma soprattutto quelle con valvola non limitano la diffusione se chi la indossa è contagiato. 
Importante: le mascherine devono essere indossate coprendo naso e bocca e sopratutto la  FFP2 e FFP3 devono aderire perfettamente al viso. 

 

 

Chi ha fatto il vaccino antinfluenzale è meno a rischio?

Purtroppo no, vaccinarsi è importante, ma il virus dell’influenza è completamente diverso da questo virus, per cui gli anticorpi che l'organismo sviluppa quando ci vacciniamo per l’influenza non hanno effetto nei confronti di questo virus.

 

Quali visite si possono fare? Gli ambulatori sono attivi?

Si possono effettuare solo le visite/terapie urgenti, le altre vanno differite.

 

I visitatori/accompagnatori possono entrare?

No, al momento non è consentito.

 

Quali precauzioni hanno adottato le strutture per contenere il virus?

Abbiamo adottato le opportune misure: sanificazione dei locali, triage telefonico preventivo per limitare gli spostamenti di pazienti potenzialmente contaminati, triage all'ingresso con anamnesi e controllo della temperatura corporea, uso di mascherine per i sanitari e per i pazienti. È importante che i pazienti ci aiutino rispettando le regole adattate a questo momento storico: non è consentito l'ingresso di visitatori e accompagnatori, non è consentito l'ingresso a chi ha la febbre o sintomi simil influenzali che possano far sospettare un possibile contagio o è stato a contatto con persone a rischio, inoltre si invitano tutti i pazienti a rispettare con attenzione le precauzioni anti-contagio emanate dal Ministero (rispettare le distanze di sicurezza, usare sempre la mascherina, evitare assembramenti). Confermiamo il massimo impegno a garantire l’adeguatezza, la continuità e la tempestività dei trattamenti urgenti, antineoplastici, valutando, come sempre, per ogni singolo caso la più adeguata tempistica e modalità di cura.

 

I pazienti oncologici sono più a rischio?

I pazienti oncologici, al pari degli altri soggetti affetti da condizioni di immunosoppressione, sono più a rischio di contrarre l’infezione rispetto al resto della popolazione ed in caso di contagio la gestione è più complessa; per tanto è necessaria un'attenzione maggiore per poter garantire l’ottimale livello di assistenza e di efficacia terapeutica salvaguardando la sicurezza e la protezione dal Covid 19.

 

Ci sono delle precauzione particolari che devono seguire i pazienti oncologici?

Rimangono ovviamente valide le regole generali nazionali di prevenzione, già ripetutamente ribadite nei vari decreti (lavarsi le mani, non toccarsi gli occhi, proteggersi quando si tossisce utilizzando la manica, rimanere al proprio domicilio e uscire solo per validi motivi, ecc), che, a maggior ragione, dovranno essere adottate per i pazienti oncologici con maggior rigore.

 

Quali terapie oncologiche si devono fare e quali rimandare?

Le disposizioni generali prevedono di garantire le visite urgenti su richiesta del MMG recante il codice di priorità “U” o “B”, mentre si consiglia di rinviare le attività ambulatoriali di follow-up per i pazienti liberi da malattia (es. follow-up a 6-12 mesi), prevedendo un triage telefonico e/o telematico dei pazienti programmati e confermando le visite ambulatoriali ritenute non differibili per necessità cliniche; nel caso di pazienti in trattamento attivo, premesso che va garantita la continuità e la tempestività dei trattamenti antineoplastici, occorre prestare ancora maggiore attenzione alle valutazioni che vengono già normalmente eseguite in oncologia, considerando caso per caso anche la possibilità di rinvio di un trattamento, in base alle caratteristiche biologiche del tumore, al quadro clinico del paziente e ai potenziali rischi sanitari per infezione da COVID-19.

 

Come si valuta da caso a caso? Ci sono delle linee guida?

Per favorire l’adozione di comportamenti omogenei su tutto il territorio e garantire la continuità terapeutica e la massima sicurezza, in aderenza alle raccomandazioni ministeriali, l’Assessorato e le Associazioni di categoria (Aiom associazione italiana oncologi medici, Sico società italiana di chirurgia oncologica, Airo associazione italiana radioterapia oncologica) hanno fornito delle linee guida a cui attenersi. Si è cercato di stabilire una scala di priorità per la presa in carico dei pazienti nelle varie fasi della loro malattia, in maniera da ottimizzare le risorse disponibili e continuare ad offrire a tutti i nostri pazienti il massimo servizio possibile. Per definire queste priorità si sono utilizzati criteri legati alla biologia delle diverse neoplasie, alle condizioni generali del paziente, alla sede del tumore ed alle caratteristiche dei trattamenti indicati.

 

Cosa fare se tra un trattamento e tra l’altro si manifestano febbre, tosse o altri sintomi?

Nel caso in cui, fra un accesso e l’altro, il paziente in trattamento antineoplastico manifesti febbre e/o sintomi respiratori e/o tosse (di nuova insorgenza o accentuati significativamente se già presenti), dovrà evitare di presentarsi al Centro che lo ha in cura e dovrà contattare telefonicamente lo specialista di riferimento. La presa in carico di eventuali pazienti oncologici/onco-ematologici COVID positivi sarà poi definita in collaborazione tra il medico infettivologo ed il medico che ha in quel momento in carico il paziente.

 

Cosa fare se sono un paziente oncologico e penso o so di avere il Covid19?

Qualora i pazienti oncologici/onco-ematologici abbiano certezza o sospetto di essere venuti a contatto con soggetti COVID-19 positivi, dovranno segnalarlo telefonicamente al proprio MMG e seguire le procedure predisposte in tutte le Aziende Sanitarie per i provvedimenti necessari. Se sono comunque previsti accessi per visite, attività diagnostica o terapie, il paziente dovrà segnalare telefonicamente prima della visita prevista la condizione di contatto al Centro oncologico/ematologico/radioterapico di riferimento per eventuale ridefinizione del percorso di diagnosi, trattamento o follow- up che il medico del Centro deciderà in accordo con il medico infettivologo o igienista.

 

Cosa devo fare se penso di avere un tumore?

Le visite oncologiche, ematologiche e di radioterapia per i pazienti con sospetta neoplasia o recente diagnosi di neoplasia in corso di accertamenti definitivi sono garantite e vanno considerate al pari delle visite urgenti.

 

Da un punto di vista psicologico che impatto ha il COVID 19 sui pazienti oncologici?

Il paziente oncologico che già si trova ad affrontare un momento di grande crisi nella sua vita (crisi individuale, familiare, esistenziale e fisica) di fronte all’insorgere di tale emergenza sanitaria, può sentirsi ancora più fragile. I pazienti riferiscono sentimenti ambivalenti; mentre da una parte hanno il timore di recarsi presso i presidi sanitari, per effettuare terapia, per paura del contagio, dall’altra esplicitano la preoccupazione che rimandando i trattamenti, cure ed esami a seguito delle procedure di contenimento, malattia possa prendere il sopravvento. A ciò si aggiunge la modificazione del rapporto con i propri curanti, con i familiari e con la rete sociale; non più strette di mano, abbracci e saluti affettuosi…non più contatto umano. Tutti gli attori in causa (pazienti, familiari e sanitari) si proteggono reciprocamente mantenendo le “distanze” per paura di essere portatori di contagio e ciò amplifica il profondo stato di solitudine di cui è già il paziente oncologico è portatore. Tale senso di fragilità elicita sentimenti di paura, ansia, insonnia e depressione. Il Servizio di Psiconcologia dello IOM ha attivato al fine di garantire una continuità di sostegno ai propri pazienti già in assistenza e ai loro familiari, ma anche a coloro che desiderano prendere contatto per la prima volta, una linea di Consulenze telefoniche, per rispondere attraverso un ascolto attivo ai bisogni emergenti del paziente e dei suoi familiari.

 

Per ulteriori informazioni

http://www.salute.gov.it/portale/nuovocoronavirus/dettaglioFaqNuovoCoronavirus.jsp?lingua=italiano&id=228&gclid=Cj0KCQjwybD0BRDyARIsACyS8muveaSintnqqJaQGS-_m50VjFhgnkLkdt7wOUYApBSxMtPp29dfr0gaAiOVEALw_wcB#1