La gestione dell' anziano fragile

L’anziano fragile richiede un modello di assistenza, una diagnosi precoce, comportamenti curativi e riabilitativi adeguati ed efficaci.

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Si parla spesso del problema della fragilità nell’anziano facendo confusione tra fragilità e disabilità. Tale sovrapposizione di concetti non è solo apparente.

L’anziano fragile richiede un modello di assistenza, una diagnosi precoce, comportamenti curativi e riabilitativi adeguati ed efficaci. La definizione di fragilità è la conseguenza di un declino, più o meno lento, delle funzioni di organi ed apparati. La fragilità dell’anziano è una sindrome biologica, caratterizzata da riduzione delle riserve e della resistenza agli stress, provocata dal declino cumulativo di più sistemi fisiologici.

Va quindi differenziata dalla disabilità in cui concorrono fattori molto diversi di natura biologica, medica ed ambientale; anche il suo impatto clinico è condizionato dall’ambiente sociale e dalle situazioni che turbano l’equilibrio della vita quotidiana. 

Il paziente fragile deve presentare almeno tre dei cinque item qui riportati:

  • perdita di peso,
  • affaticamento (fatica in almeno tre giorni a settimana),
  • riduzione della forza muscolare,
  • ridotta attività fisica,
  • riduzione della velocità del cammino.

Il gruppo Samed di Catania si occupa del progetto “fragilità dell’anziano in RSA” perché ritiene che, oltre alla qualità delle cure e buona salute fisica e psichica, l’assistenza residenziale deve preservare e promuovere la qualità della vita del paziente. Infatti le RSA sono strutture extraospedaliere finalizzate a fornire accoglienza, prestazioni sanitarie, assistenziali e di recupero a persone anziane prevalentemente non autosufficienti.

Nell’anziano un evento morboso, anche banale, può attivare una serie di complicanze a catena con conseguenze anche gravi. Infatti quando la malattia insorge nell’anziano essa non viene a colpire un organismo nel pieno della sua integrità psicofisica, in condizioni di massima capacità di reazione e risposta, come è quello di un soggetto giovane- adulto, ma un organismo già interessato da altri stati patologici che lo espongono ad un maggiore rischio di complicanze. Ne deriva la necessità da parte del medico di valutare il paziente in tutte le sue “dimensioni”, consapevole del fatto che solo mediante l’approccio globale è possibile garantire il massimo successo.