CONVEGNO NAZIONALE AIOP GIOVANI L’INTERVENTO DEL PRESIDENTE: IL CATANESE DOTT. DOMENICO MUSUMECI

  • giovedì, 30 maggio 2013
    • Istituto Oncologico del Mediterraneo
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CONVEGNO NAZIONALE AIOP GIOVANI
L’INTERVENTO DEL PRESIDENTE: IL CATANESE DOTT. DOMENICO MUSUMECI

Si è svolto a Roma il convegno Aiop (associazione italiana ospedalità privata) giovani con l’obiettivo di allargare il raggio visivo e, dal settore sanitario, osservare gli aspetti economici più generali della realtà attuale. Sono intervenuti esponenti giovani delle organizzazioni presenti nel mondo del lavoro per provare ad immaginare percorsi possibili per trasformare crisi e difficoltà in opportunità e nuove forme di sviluppo.

Ogni giorno leggiamo - afferma il presidente dell’Aiop giovani il catanese Domenico Musumeci (direttore generale dell’istituto Oncologico del mediterraneo) -  delle difficoltà economiche che sta attraversando il nostro paese, del numero sempre maggiore di imprenditori che non riescono più a mantenere in vita le proprie aziende e le difficoltà che si incontrano nella ricerca di un posto di lavoro ma ancora più grave nella conservazione del proprio lavoro. Se è vero che proprio noi giovani siamo il futuro dell'Italia e siamo noi la speranza, allora come è vissuta dai giovani questa crisi economica che attanaglia il nostro paese? Lo spirito imprenditoriale degli italiani è sempre stato un elemento che ci ha distinto nel mondo, oggi però, purtroppo sono innumerevoli le difficoltà che si riscontrano nel fare impresa. Un bilancio allarmante, soprattutto perché colpisce le nuove leve, i giovani che dovrebbero garantire un futuro al tessuto imprenditoriale.

Esiste una forte relazione empirica tra stato socio-economico e salute – continua Musumeci - sia nel senso che uno stato di salute precaria può condurre ad una deriva sociale, sia nel senso che uno svantaggio socio-economico può determinare problemi di salute. Nell'ultimo anno il governo Monti ha attenzionato, con particolare cura, la voce di spesa sanitaria italiana, alla giusta ricerca di una ricetta che potesse renderla più efficiente. Ma purtroppo sono state fatte anche manovre che hanno comportato una grave criticità relativa alla sostenibilità finanziaria del Servizio Sanitario Nazionale dovuta ai tagli apportati che hanno determinato un sottofinanziamento del fondo Sanitario per il 2013. Oggi la questione sostenibilità economica del nostro servizio sanitario irrompe prepotentemente sulla scena. Occorre un rilancio della sanità in termini qualitativi compatibilmente con ciò che è disponibile sul piano della finanza pubblica. La strada  scelta sino ad ora dalla politica dei tagli lineari, della riduzione dei posti letto, del blocco delle assunzioni, della riduzione delle tariffe di rimborso per le prestazioni ospedaliere e ambulatoriali, della soppressione dei servizi rischiano solo di privare un numero sempre più elevato di cittadini di servizi essenziali e appropriati. È necessario trovare una strada, condivisa e percorribile, di identificazione e riduzione degli sprechi. E per farlo è necessario il coinvolgimento di tutte le categorie di stakeholders. Un servizio sanitario pubblico, equo e universalistico rappresenta una conquista sociale irrinunciabile per l'uguaglianza e la dignità di tutti i cittadini italiani. Fra l’altro bisogna ricordare che l'Italia è il Paese europeo, dopo la Spagna, con la più forte esclusione dal lavoro dei giovani e l'unico dove un'intera macroregione il sud assicura bassissime opportunità di occupazione regolare. Il personale addetto alle strutture sanitarie pubbliche e alle aziende ospedaliere di diritto privato accreditate ammonta a circa 800.530 unità di cui il 18% del ruolo tecnico, il 12% personale amministrativo, il 17% medico e il 39% infermieristico. Tutto personale altamente qualificato e con un impiego superiore alla media nella componente di donne, giovani laureati e con contratti a tempo indeterminato.

Dobbiamo riuscire a vedere la crisi come un'opportunità: dobbiamo cambiare, dobbiamo evolverci, dobbiamo rivedere i nostri modelli di business alla luce del paradosso creato dalla crisi, il paziente ha aspettative più alte ma i nuclei familiari hanno meno risorse e spendono meno anche per la salute.

Solo così il sistema Italia potrà ripartire. Dobbiamo tener conto delle negatività del nostro paese (burocrazia, criminalità, corruzione…), ma anche e soprattutto avere più coscienza delle positività: qualità in termini di design, di innovazione, di servizi al cliente, siamo ancora oggi ai primi posti negli indici sanitari mondiali per la qualità delle cure offerte in rapporto alle risorse impiegate. E ancora dobbiamo tenere conto della nostra capacità come imprenditori e come manager, perchè la capacità di adattamento, di innovazione, di creatività sono talenti unici che difficilmente troviamo in altri paesi. Ed infine bisogna fare sistema, perché individualismo non porta a niente.